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La Nutrigenomica

Pubblicato il 21 Febbraio 2024

La Nutrigenomica

Ogni volta che ci si alimenta il cibo si trasforma, cede i suoi nutrienti all’organismo, entra in contatto con le cellule, si immette nel sangue, arriva a interagire intimamente con i geni. Questo è il miracolo della nutrizione, che si rinnova e si ripete in un rito primordiale, universale eppure strettamente personale, perché avviene in maniera del tutto peculiare in ciascun essere vivente. Questa semplice intuizione è alla base della Nutrigenomica, una scienza nuova per quanto fondata sulla Natura primordiale di ogni organismo, che si pone l’obiettivo di costruire un “abito nutrizionale” a misura di ciascun soggetto. Per la Nutrigenomica, di cui Prolife da oggi incontra e sposa la filosofia, non esiste il miglior alimento quanto il migliore alimento per le specifiche esigenze del singolo organismo.

Cos’è
Tutti noi sappiamo che il nostro benessere e, allo stesso modo, quello dei nostri amici a quattro zampe (funzioni metaboliche e intestinali, difese immunitarie, funzioni cognitive, ecc.), è influenzato dai geni che costituiscono il nostro DNA.
La Nutrigenomica si occupa di studiare come la nutrizione, e quindi gli alimenti, possano condizionare l’espressione dei geni ovvero influenzarne l’accensione o il silenziamento, per favorire alcune fondamentali funzioni fisiologiche.
Combinando la genetica con la nutrizione, si pone l’obiettivo di comprendere gli effetti dell’interazione tra il cibo, i nutrienti e il genoma, che rappresenta l’intero patrimonio genetico di ciascun organismo vivente. Tale relazione ha effetti determinanti sul metabolismo e consente di adottare un programma nutrizionale “su misura”, per favorire una
condizione di benessere del nostro cane e gatto.

come agisce
I geni sono i caratteri genetici ereditari di ciascuno di noi e corrispondono a porzioni di DNA: contengono al loro interno tutte le informazioni utili a determinare la produzione di specifiche proteine necessarie a far funzionare l’organismo. I geni, a loro volta, sono influenzati, nel proprio grado di attivazione, dai nutrienti ingeriti.
Ogni alimento è costituito infatti da alcune molecole attive che, una volta assimilate e poi metabolizzate, vengono utilizzate dall’organismo e sono in grado di interagire anche con il DNA, attivando o silenziando i geni preposti ad alcune specifiche funzioni, di fondamentale importanza per il benessere del cane e gatto. I geni non possono essere modificati nella loro struttura ma stimolati ad attivarsi o disattivarsi in risposta ai messaggi provenienti dai vari nutrienti.

E nei pet come funziona?
Tra un chihuahua e un alano corrono molte differenze, tra cui un elemento decisamente non trascurabile: il peso. Se il primo a fatica raggiunge i 3 kg, il secondo può superare abbondantemente gli 80 kg. All’elevata variabilità tra le razze, corrisponde però una forte omogeneità all’interno di ciascuna razza. Tale fenomeno si può spiegare con la discendenza da un ristretto numero di capostipiti.
I vari studiosi, incuriositi da questo fenomeno, hanno cominciato a studiare e mappare il DNA canino e hanno scoperto come piccolissimi cambiamenti genetici riescono a produrre enormi variazioni nell’espressione genica dei vari soggetti. La prima sequenza completa del genoma canino è stata ottenuta, nel 2004, da un campione di sangue donato da Tasha, una femmina di boxer (Kerstin Lindblad-Toh (2004), National Human Genome Research Institute (NHGRI), Cambridge). Ciò ha consentito una prima descrizione dell’organizzazione del genoma canino e del numero dei geni. È stato l’inizio di un percorso di studi utili a comprendere anche l’impatto dell’alimentazione sull’espressione genica del cane.

La Nutrigenomica

Come nell’uomo anche nel cane, infatti, da circa un decennio, si è affermata la nutrigenomica. A far prendere coscienza delle sue potenzialità è stato un esperimento condotto su cani osteoporotici (l’incidenza della patologia è del 20% nei cani adulti e superiore nei cani anziani), che ha dimostrato come un’integrazione alimentare corretta abbia supportato il fabbisogno mancante del genoma che contribuiva alla manifestazione della patologia.
L’importanza delle malattie genetiche è oggi ben nota anche in medicina veterinaria: sono circa 450 le malattie identificate nel cane e che colpiscono le diverse razze. Sempre più importante per la salute animale nel suo complesso appare anche il ruolo della nutrizione.
L’obiettivo della nuova scienza è la prevenzione e la cura di molte malattie croniche quali le cardiopatie, il diabete, l’obesità, le allergie, infiammazioni croniche, tumori e sistemi immunitari che non reagiscono più a determinati agenti oppure lo fanno in modo anomalo.
Attraverso la nutrigenomica si riesce a intervenire anche su alcune condizioni patologiche specifiche di talune razze riducendo la sintomatologia dolorosa. Il cane, geneticamente molto simile al lupo, oggi si trova costretto a incontrare soluzioni alimentari non del tutto in linea con le sue esigenze.
Confrontando i profili di animali affetti da patologie e quelli di animali sani, è possibile selezionare nutrienti che portino il soggetto malato ad avere una espressione genica simile a quella del soggetto sano. Una strategia alimentare che per esempio nei casi di obesità può raggiungere un duplice risultato: riuscire a farli dimagrire con maggiore facilità e mantenere il peso ideale. La sua applicazione contribuisce a rispondere al sempre crescente interesse nei confronti della salute digestiva dei pet, un fenomeno che ha fatto sì che il cibo per gli amici a quattro zampe non debba più solo rispondere alle esigenze energetiche dell’animale, ma che debba anche mantenerli in salute e renderli sani e felici.
Anche per gli animali il buon funzionamento del tratto gastrointestinale è importante per proteggere salute e benessere. E’ un organo altamente attivo dal punto di vista metabolico e ospita un vasto microbiota, con miliardi di microrganismi, che hanno un impatto significativo sull’espressione di alcune malattie, come quelle autoimmuni. In effetti l’apparato digerente svolge un ruolo importante anche nel controllo dell’attività del sistema immunitario e di quello endocrino.

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